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domenica 28 marzo 2021

Legends of Valour

 

presents:

Videogiochi Amiga che non hanno avuto successo di vendite ma apprezzati dalla critica e selezionati da Gabriele Ferri.

Legends of Valour - U.S. Gold - 1993

Schermata iniziale del gioco

Devo essere sincero, non ho mai giocato questo titolo. Ed è una cosa strana vista la mia passione per gli RPG in stile fantasy/medievale (gioco ancora a Skyrim nonostante gli anni passati dalla sua uscita e a tutti gli altri della serie The Elder Scrolls). Ma considerato l'infinito parco titoli Amiga è normale che qualcosa mi sia sfuggito. 

Il gioco viene distribuito su quattro floppy installabili facoltativamente su hard disk. Dopo un lungo caricamento parte l'intro a schermate statiche e alla sua conclusione viene richiesto un  altro disco per iniziare a giocare. Nulla rispetto a Willy Beamish per esempio, ma sempre abbastanza frustrante l'attesa. Si gioca in prima persona in un ambiente tridimensionale nel quale ci si può spostare in tutte le direzioni, aprire porte, dialogare, combattere ecc. La cosa che mi ha favorevolmente colpito è la complessità e la varietà dei comandi disponibili, veramente tanti rispetto a titoli dell'epoca analoghi. Stavolta non vi parlerò di trama o gameplay, lo farà Gabriele nei commenti visto che lui ha praticamente divorato questo gioco. Vi parlerò invece di come sia stato sprotetto il gioco. 

Ci sono diverse localizzazioni, italiano compreso. La versione internazionale in inglese è stata sprotetta da D&R (Diamonds & Rust) con una semplice sostituzione del bootblock originale con uno custom che andava a caricare il file Amiga2 bypassando ogni controllo disco. Hanno anche inserito un IFF con la schermata titolo personalizzata al posto di quella originale. Successivamente il gioco è stato passato ai Fairlight, che coprivano zone molto più ampie di distribuzione. Si sono limitati a cambiare la schermata titolo (ma citando i cracker originali). La versione italiana invece è stata sprotetta da Comax (sempre Randy comunque) con un approccio diverso: eliminato il bootblock originale e inserito un type per indicare come caricare il gioco da riga di comando.

Commento di Gabriele Ferri

Legends of Valour è un un videogioco di genere RPG sviluppato da Synthetic Dimension (fondata da Kevin Bulmer, coautore del gioco e responsabile di alcuni celebri porting casalinghi come Gauntlet e Golden Axe) e pubblicato da U.S. Gold. Guardando i crediti iniziali del gioco si notano nel corposo team, due firme illustri e a me care, Paul Woakes nello staff dei programmatori (fondatore insieme a Bruce Jordan della Novagen e soprattutto creatore di Encounter per C64, mio personale caposaldo) e Ben Daglish (leggenda della mia infanzia videoludica insieme a Rob Hubbard, Martin Galway, Chris Hülsbeck e David Whittaker )come compositore musicale. Quindi i presupposti per un titolo di qualità ci sono tutti...
Il primo passo da compiere è la creazione di un personaggio in pieno stile "Dungeons & Dragons", dovremo scegliere il nostro sesso, se essere un umano, elfo o un nano(la razza definisce diversi attributi del giocatore come stamina, fame ,recupero, forza). Le altre caratteristiche (velocità e intelligenza) sono generate casualmente dal gioco ad ogni nuova partita, un po’ come avveniva nei "Libro Game"(se state leggendo questa recensione vuol dire che siete dei profondi e inguaribili nostalgici, penso vi faccia piacere ricordare aneddoti legati a quegli anni). Le poche ma "sudate" risorse che nostro padre ci ha donato andranno centellinate accuratamente. Visto il limitato budget iniziale, dovremo optare se comprarci un semplice vestiario dall'emporio o una rinomata armatura dal fabbro(quest'ultimo dispone anche di scudi, spada o pugnale). Una volta scritto il nostro nome saremo pronti a partire per la nostra missione. Invogliati da una missiva di nostro cugino Sven (che ci esorta a lasciare il nostro umile paese natale in favore di elevati guadagni e avvenenti donne) arriviamo a Mittledorf, un'isola di Wolfbrood. La sfortuna vuole che appena arrivati in città scoppi un'epidemia di peste e ai cittadini venga impedito di andarsene (viene costruito un muro alla porta della città, punto di riferimento e nostro arrivo nel gioco). Sven è scomparso e noi dovremo cercarlo in tutto il corso del gioco, i messaggi che ci lascia nelle taverne fanno sorridere in quanto scritti da una persona poco acculturata (all'epoca pensai ad una grossolana traduzione nella lingua nostrana).
Legends of Valour segnò una svolta, fino a "Dungeon Master"(mio preferito) e a "Eye of the Beholder", punti di riferimento di questo genere, spostarsi da un punto cardinale all'altro avveniva tramite rotazioni di 90 gradi. Seppur Ultima UnderWorld fu il primo gioco ad introdurre movimenti graduali, LOV fu programmato anni prima e si preparò a rivoluzionare la categoria in quanto non legato a passaggi prestabiliti. Il gioco presenta un'interfaccia di comandi ampia , atta a muoversi, tendere fendenti, utilizzare incantesimi e magie, richiamare l'attenzione di un passante per chiedere importanti informazioni e dormire. La meccanica di gioco era assai all'avanguardia per l'epoca, una vera e propria simulazione di vita reale, è necessario infatti anche mangiare e bere. A differenza dei due titoli sopra citati, possiamo completamente esplorare anche strade, costruzioni e una fitta rete di sotterranei e fogne, inoltre dovremo procurarci un lavoro per il nostro sostentamento. Potremo unirsi a delle gilde (unione di "lavoratori" che operano sotto la stessa categoria) come soldati, mercenari, ladri ed entrare a far parte di confraternite come Asegeir, Aegir Loki, Set, Odino e Freya. Viste le forte rivalità, far parte di una certa categoria inibisce l'appartenenza ad un'altra fazione.
Possiamo permetterci di essere stravaganti, dormendo per strada o ubriacarci, questo comporterà però il nostro arresto da parte di una guardia. Presente il ciclo giorno/notte, se col sole la città avrà un clima amichevole, altrettanto non si può dire col venire del tramonto. Infatti vampiri, lupi mannari e farabutti ci tedieranno di continuo, rendendo la nostra esperienza alquanto pericolosa. Incontreremo nel corso della nostra (dis)avventura anche Goblins, ragni giganti, orsi, pipistrelli, uomini lucertola, trolls, ciclopi, minotauri, donna gorgone, arpie, Lamia(parte superiore di donna e inferiore di serpente, zombi, mummie, fantasmi, dragoni e demoni.
Il gioco è realizzato con fondali tridimensionali ombreggiati e in texture mapping che spremono fino all'osso il nostro caro Amiga. Questo ricade sulla fluidità del gioco, infatti l'area è rappresentata con una finestra meno generosa del solito. Inoltre avere più di un floppy drive esterno collegato, porta all'inesorabile scritta "out of memory" nella fase di caricamento di LOV. Consiglio di installare il contenuto dei quattro floppies in un hard disk al fine di evitare il continuo "swapping".
Il gioco se provato frettolosamente e senza il ricco contenuto della scatola originale può portare ad un senso di forte smarrimento generale. Oltre alla lettera di nostro cugino e agli importanti consigli forniteci, la mappa cartacea è di fondamentale sopravvivenza. È vero che possiamo accedere ad una versione digitale nel gioco, quando vogliamo, ma è impossibile ricordarsi tutte le ubicazioni.
Consci di ciò abbiamo tutti gli strumenti per goderci uno dei più affascinanti RPG della storia videoludica, un'ampia libertà di scelta ed una forte rigiocabilità. Da piccolo mi sentivo completamente immerso in questo mondo, una rappresentazione della fantasia in un'epoca dove internet, seppur indispensabile oggi, ci ha privato di viaggiare con la mente. Da provare assolutamente prima della nostra dipartita su questa terra!(D'altronde come ci ricorda il caro 
Corrado Tomaselli
, questo titolo ispirò i programmatori della saga di Elder Scrolls e vanta una superficie giocabile otto volte quella di Eye of Beholder 2).

Schermate fatte durante le fasi di test del gioco:
 




















Foto tratte dalla collezione personale di Gabriele Ferri:









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